QUINTA  DOMENICA  DI  QUARESIMA

 

            Con l’avvicinarsi della Settimana santa, in cui celebreremo i misteri della nostra redenzione, la Chiesa ci esorta a contemplare più da vicino il mistero che avvolge la Persona del Figlio di Dio fatto uomo, per averne una conoscenza più profonda. Le letture di questa domenica ce lo presentano  come Colui che è  venuto a liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato e a trasformarlo in creatura nuova e divina. Gesù, dunque, non è uno dei tanti profeti che hanno annunciato il perdono e la salvezza di Dio, ma è la sorgente stessa della salvezza, la fonte divina e inesauribile che salva e perdona l’uomo, che lo santifica e lo riconcilia con Dio.

Il tema della liberazione dell’uomo lo troviamo adombrato già nella prima lettura. Il profeta Isaia invita il popolo ad aver fiducia per quello che il Signore sta per compiere: “Ecco, faccio una cosa nuova (…). Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa (…) per dissetare il popolo mio” (Is 43,18.20). La profezia è di portata messianica. Dio promette di fare una cosa del tutto nuova, che va oltre il fatto storico della liberazione del popolo ebreo, umiliato e avvilito nella deportazione di Babilonia. Dio adempie la promessa inviando nel mondo una “novità” assoluta e inattesa: il suo Unigenito che, facendosi uomo, ha aperto all’umanità la strada della liberazione dalla schiavitù del peccato, e ha fatto scaturire dal suo Cuore trafitto le acque rigeneratrici della grazia divina per dissetare l’arsura del cuore dell’uomo.

Anche il Vangelo, nell’episodio dell’adultera, ci rivela qualcosa della “novità” di Gesù: un Cuore tutto pieno di perdono e di misericordia, immagine perfetta dell’amore infinito del Padre. Una donna, colta in flagrante adulterio, viene trascinata davanti a Gesù perché la giudichi. All’accusa degli scribi e dei farisei, che pretendono di lapidarla secondo la legge di Mose, Gesù, dopo una lunga pausa di silenzio, forse per permettere agli accusatori di esaminarsi, dà loro questa  sconcertante risposta: “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei” (Gv 6,7). Queste parole di Gesù ci colpiscono profondamente. A noi che siamo sempre pronti a condannare il prossimo e a scusare noi stessi, Gesù ci dice: prima di giudicare, esamina te stesso! Ed esaminandoci davanti a Dio, ci accorgiamo di essere anche noi peccatori e bisognosi di perdono. Pertanto, come osiamo condannare gli altri, se noi stessi, a nostra volta, siamo colpevoli, forse anche di peccati più gravi? Imitiamo Gesù e impariamo da Lui a non essere duri, severi e intransigenti con gli altri, ma a saperli guardare col cuore compassionevole di Dio.

Rimasto solo con la donna, Gesù la guarda con occhi di divina pietà e le dice: “và e d’ora in poi non peccare più” (ivi, 11). Quanta gioia procurarono al cuore di quella donna le parole di Gesù! Al contrario dell’uomo che condanna e punisce, Dio perdona e salva, rigenera e porta il soffio nuovo della sua vita divina.

            La seconda lettura, nel racconto dell’affascinante esperienza vissuta da san Paolo, ci dona un esempio di risposta dell’uomo alla potenza rigeneratrice dell’amore di Dio. L’apostolo, dal giorno in cui sulla via di Damasco fu conquistato dalla grazia divina, non ha avuto altro desiderio che conoscere “Cristo Gesù (…); la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze” (Fil 3,8-10). Di fronte a questo sorprendente mistero, al cui confronto ogni altra realtà gli sembrava “spazzatura” (ivi), san Paolo ha impegnato tutta la sua vita nello sforzo continuo di camminare, anzi di correre per conquistare Cristo e conformarsi a Lui.

Conoscere Gesù, amare Gesù, partecipare alle sue sofferenze: questo è stato l’anelito struggente di tutti i Santi. Come non ricordare, a riguardo, l’amore ardente di Padre Pio verso Gesù crocifisso che gli bruciava nel cuore e lo consumava ogni giorno nel desiderio continuo di patire per conformarsi al Maestro divino crocifisso per noi? Ecco quanto scrive al suo Direttore spirituale: “Nel mondo tutto mi annoia e mi pesa, niente desidero, fuorché amare e soffrire. Sì, padre mio, anche in mezzo a tante sofferenze, sono felice di sentire il mio cuore palpitare con quello di Gesù” (Epistolario I, p. 197). Come siamo lontani da questi vertici di amore toccati dal Santo del Gargano! Un gran numero di cristiani oggi non trova più né tempo, né interesse da dedicare al Signore. Attratti dagli idoli della carne e del mondo, hanno estromesso Gesù dalla loro vita. E noi? Quale posto diamo a Gesù nella nostra vita? C’è in noi quel desiderio ardente di incontrarci con più frequenza e fede con il nostro Salvatore soprattutto nella preghiera, nei Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia? La Quaresima è il tempo favorevole per convertirci, per crescere nella conoscenza e nell’amore di Gesù e per imparare a patire con Lui e per Lui. Chiediamo queste grazie alla nostra Madre Corredentrice e a san Pio.

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