PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Con il rito dell’imposizione delle ceneri celebrato mercoledì scorso, la Liturgia ci introduce nel periodo quaresimale. La Quaresima è il tempo particolarmente forte dell’anno liturgico che ci prepara alla Pasqua del Signore ed ha come centro il mistero di Cristo morto e risorto. La Chiesa invita i fedeli a prepararsi ad essa con la penitenza, l’ascolto più frequente della parola di Dio e la preghiera più intensa, a imitazione dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, di cui ci parla oggi il Vangelo.
In preparazione alla sua missione di predicazione che si accingeva a compiere, Gesù si ritira nel deserto per quaranta giorni, digiunando e immergendosi nella preghiera più intima e filiale con il Padre. Quale sublime insegnamento ci offre il Signore! Col suo fulgido esempio, il Maestro divino c’insegna che per prepararci alla Pasqua, dobbiamo anzitutto ritirarci nel deserto, ossia entrare nel segreto della nostra anima, creando quelle condizioni di silenzio adatte per incontrare il Signore. Oggi, però, sono molti i cristiani che, immersi nella vita frenetica e caotica del mondo moderno, sono incapaci di raccogliersi, di pregare, di riflettere, di ascoltare la voce di Dio che parla al loro cuore con frequenti richiami e ispirazioni. Troppi rumori, troppe voci distolgono soprattutto i giovani dal colloquio intimo con il Signore. La Quaresima è il tempo favorevole per recuperare questi importanti valori. A nulla servirebbe celebrare i grandi misteri della redenzione se mancasse da parte nostra l’impegno costante di preghiera, di riflessione e di penitenza che soli aiutano l’uomo a ottenere quella necessaria purificazione che porta l’anima a ritrovare il controllo della volontà sulle passioni perso con i peccati.
Al termine dei quaranta giorni di deserto, il Vangelo narra l’episodio delle tentazioni di Gesù. Stupisce profondamente sapere che il Figlio di Dio fatto uomo si sottometta alla tentazione e permetta al diavolo di tentarlo. E’ un episodio pieno di mistero e di grandi insegnamenti. Tutte e tre le tentazioni, riportateci dal Vangelo di san Luca, mirano, in concreto, ad allontanare Gesù dal disegno e dalla volontà del Padre. Nella prima, il tentatore propone a Gesù un modo facile e comodo di attuare la sua missione di Salvatore; nella seconda lo incita ad accettare la strada del potere politico e temporale; nell’ultima tentazione il diavolo gli suggerisce di percorrere la via degli onori, del trionfo, della gloria e di utilizzare il suo potere divino per ottenere successi spettacolari. Ma Gesù respinge con forza tutti gli assalti di satana. Il Salvatore sa bene che per riparare il peccato dell’uomo e redimerlo, c’è una sola via, quella voluta dal Padre, che passa attraverso la sofferenza, l’umiltà e l’obbedienza. Egli salverà il mondo “facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).
L’esempio di Gesù di sottomettersi alle tentazioni c’insegna a non meravigliarci se anche noi siamo messi alla prova. Dio permette le tentazioni perché vincendole possiamo purificare la nostra anima dalle seduzioni della nostra natura corrotta dal peccato e raggiungere più facilmente le mete della santità e del Paradiso. Ma bisogna vigilare molto per non cadere nelle trappole che il diavolo ci tende. Questi è il nostro grande nemico, “fin da principio omicida, mentitore e padre della menzogna” (Gv 8,44-5). La tattica del demonio è di presentarsi con offerte seducenti che allettano i nostri sensi, l’orgoglio, la vanagloria, la vanità, l’amor proprio. In definitiva egli vuole ostacolare il disegno di Dio in noi e allontanarci dalla strada della salvezza. Così fece con Eva; così tentò anche Gesù nel deserto. Ma la sua tentazione più sottile è di convincerci che egli non esiste. E oggi purtroppo ci sono tanti che non credono più alla sua esistenza.
Padre Pio da Pietrelcina ha scritto pagine interessantissime sulle tentazioni del demonio e su come vincerle. Esse sono frutto delle sue quotidiane esperienze col tentatore infernale, che lo tormentava di giorno e di notte con assalti rabbiosi, fino a percuoterlo barbaramente per scoraggiarlo dal compiere ogni opera di bene. San Pio c’insegna, in modo molto concreto, quali sono le armi per combattere e vincere le seduzioni diaboliche: “Vigilanza e preghiera ed umiltà – egli scrive - sono l’armi per vincere le tentazioni tutte, che non devono andare mai scompagnate da una fiducia illimitata in Dio” (Epistolario II, p. 431). Ecco, dunque, i mezzi potentissimi per vincere il demonio: essere vigilanti nell’evitare le occasioni pericolose (letture, spettacoli, persone), pregare per rafforzare la nostra debolezza, essere umili di cuore e avere una grande fiducia nell’onnipotenza di Dio. Seguendo l’invito del Santo del Gargano, usciremo sempre vincitori dagli assalti del diavolo, e saremo pronti a celebrare con cuore purificato i misteri della nostra salvezza.