DOMENICA  DI  PENTECOSTE

 

Oggi è Pentecoste, giorno solenne e straordinario in cui celebriamo l’effusione dello Spirito Santo in forma piena e visibile sugli Apostoli, mentre questi stavano raccolti in preghiera nel Cenacolo “insieme a Maria, la Madre di Gesù” (At 1,4). La Chiesa, in questa particolare circostanza, ci invita a riflettere sul mistero della divina presenza dello Spirito Santo nelle nostre anime e sulla nostra corrispondenza alla straripante ricchezza dei suoi doni.

Spesso Gesù, durante il suo ministero, aveva parlato dello Spirito Santo e della necessità della sua venuta sulla terra. Agli Apostoli aveva dichiarato: “è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore” (Gv 16,7;13). E nel Vangelo odierno afferma: “Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre (…); egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,16; 26). Tutte le promesse di Gesù si avverano pienamente nel giorno di Pentecoste: lo Spirito Santo viene inviato dal Padre per continuare la missione del Risorto sulla terra e per renderlo presente e operante nel mondo in modo nuovo e permanente. Come dovremmo essere grati a Gesù del dono immenso del suo Spirito! Quanta pace e forza arreca al nostro cuore la presenza divina del Consolatore, inviatoci dal Padre per essere il “dolce Ospite” delle nostre anime.

Nell’episodio della Pentecoste, narrato dalla prima lettura, si parla di “vento  gagliardo” e di “lingue di fuoco” (cf At 2,2-3). Il vento e il fuoco significano la forza, l’ardore, il coraggio che lo Spirito di Dio infuse nel cuore degli Apostoli: questi, da paurosi e timidi, diventarono i coraggiosi e intrepidi testimoni di Gesù nel mondo. Tuttavia quello stesso Spirito che trasformò gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, illuminandoli sul mistero e la missione di Gesù e infondendo nel loro cuore una forza e una gioia incontenibile, continua ancora oggi nella Chiesa a trasformare le nostre anime. Lo Spirito Paraclito, anche per noi come per gli Apostoli, è luce divina che ci aiuta a veder chiaro in noi stessi e nelle realtà che ci circondano: ci spinge ad avere orrore del peccato, nausea delle gioie umane, una santa nostalgia di Dio e delle cose eterne. Lo Spirito Consolatore, è forza che vince le nostre debolezze, che ci rianima, ci conforta e ci spinge a testimoniare il Vangelo senza temere né persecuzioni, né morte. Attraverso i suoi doni infusi nella nostra anima, lo Spirito Santo ci rende capaci di seguire più facilmente Gesù e di raggiungere le vette più alte della santità.  Dall’interno dell’anima, ci fa sentire la sua voce soave che ci invita a non scoraggiarci, ad essere umili e puri di cuore, ad amare Dio fino alla dono della nostra vita.

La celebrazione della Pentecoste deve portarci a riflettere sulla nostra corrispondenza ai doni e agli impulsi interiori del Paraclito. Ogni cristiano è chiamato a trasformare se stesso e a rinnovare il mondo. Sta a noi impegnarci anzitutto a rimuovere gli ostacoli causati dal peccato, dalle passioni, dalle pigrizie, ad aprire la porta del nostro cuore allo Spirito Santo, a metterci in ascolto dei suoi  dolcissimi inviti e a disporci docilmente alla sua azione purificatrice e santificatrice.

Padre Pio da Pietrelcina paragona l’azione dello Spirito Santo in noi a quella del medico. Come per le malattie del corpo è necessario non opporre resistenza al medico, allo stesso modo, per guarire spiritualmente, l’anima deve lasciarsi curare docilmente dall’azione forte e soave del  Consolatore divino. “L’anima – scrive Padre Pio - deve imparare a lasciarsi maneggiare, piallare e lisciare dal divino Spirito, allorché la fa anche da  medico con le anime nostre affinché essendo bene lisciate e spianate, esse possano essere unite e congiunte alla volontà di Dio” (Epistolario III, p. 300). E’ doloroso purtroppo dover constatare che oggi, per la maggior parte dei cristiani, la soave e ineffabile presenza dello Spirito Santo nei nostri cuori è quasi del tutto ignorata; per molti, infatti, Egli resta “il divino sconosciuto”. Noi, invece, in questo giorno di Pentecoste, vogliamo impegnarci ad accogliere con grande docilità di spirito la sua azione intima e penetrante.

Supplichiamo lo Spirito Santo perché, attraverso la potente mediazione dell’Immacolata, sua purissima Sposa, venga a rinnovare la terra e a riempire le nostre anime col fuoco ardente del suo divino amore. Preghiamolo che pieghi la rigidezza della nostra superbia, che scaldi in noi la tiepidezza della preghiera e rafforzi la debolezza della nostra volontà, affinché, docili alla voce dei suoi richiami, non ci lasciamo attrarre dalle ingannevoli realtà di questo mondo, ma impariamo a gustare le gioie divine ed eterne.

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