SESTA DOMENICA DI PASQUA
In preparazione alla solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo, che celebreremo domenica prossima, la Liturgia oggi propone alla nostra riflessione un passo del Vangelo di san Giovanni che fa parte del discorso di addio pronunciato da Gesù nel Cenacolo. Prima di lasciare i discepoli per ritornare al Padre, il Maestro li conforta, assicurandoli di una presenza spirituale, nuova e ineffabile che Dio stabilirà in mezzo a loro: la dolce compagnia delle tre Divine Persone della Trinità.
Gli antichi ebrei avevano localizzato la dimora di Dio nel Tempio costruito da Salomone. Dopo la Risurrezione di Gesù, il luogo della presenza di Dio fra gli uomini non è più il Tempio di Gerusalemme ma il Corpo glorioso del Signore risorto. Di questo ce ne parla san Giovanni nella grandiosa visione della “nuova Gerusalemme”, riportata oggi nella seconda lettura. “Non vidi alcun tempio in essa – esclama l’Apostolo - perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio” (Ap 21,22). Il Corpo di Cristo immolato e risuscitato è, dunque, il vero tempio, la nuova “dimora” dove gli uomini si incontreranno per sempre con Dio. Ma, secondo quanto scrive san Paolo ai cristiani di Efeso, non solo il Risorto, bensì tutti coloro che credono in Gesù e fanno parte del suo Corpo Mistico, diventano “luogo” della presenza di Dio “Anche voi – dichiara l’Apostolo - insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,21). Come Gesù, quindi, ogni credente che vive in grazia è un tempio, una dimora di Dio.
Questa stupenda realtà viene confermata dalle parole di Gesù che leggiamo oggi nel Vangelo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Quale sublime e consolante mistero si nasconde in queste divine parole del Maestro! L’ineffabile presenza della Trinità nell’intimo dei fedeli è il dono supremo che il Risorto comunica non solo alle anime beate del Cielo, ma a tutti coloro che, anche in questa valle d’esilio, lo amano e osservano la sua parola.
Nel Vangelo Gesù parla di un’altra consolante realtà, dello Spirito Santo che Egli promette di inviare agli Apostoli e alla Chiesa come dono suo e del Padre Celeste. “Egli vi insegnerà ogni cosa – dichiara Gesù - e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (ivi, 26). Compito dello Spirito Santo, dunque, sarà di illuminare i credenti e di introdurli alla comprensione profonda del mistero di Gesù e delle verità da Lui rivelate, specialmente del mistero della sua presenza in mezzo a loro. Lo Spirito Santo sarà, inoltre, il Consolatore, come lo chiama Gesù, delle nostre anime. Di Lui abbiamo particolarmente bisogno e a Lui dobbiamo frequentemente ricorrere, perché illumini i nostri pensieri, ci sostenga nelle difficoltà e ci dia la forza di testimoniare a tutti la nostra fede in Gesù.
Insieme al dono del suo Spirito, Gesù lascia agli Apostoli quello della sua pace: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (ivi, 27). Si tratta di una pace molto diversa da quella di cui parlano gli uomini. La pace che Gesù ci dona è frutto del suo amore divino presente nel profondo della nostra anima e che diventa sorgente di intima gioia. Con scultoree parole, così Padre Pio la definisce: “La pace è (…) l’allegrezza santa di un cuore, in cui regna Dio” (Epistolario I, p. 607). Solo nell’oceano dell’amore divino il cuore dell’uomo trova la vera pace e la vera gioia. Padre Pio, anche in mezzo ai dolori più atroci del corpo e alle prove più desolanti dello spirito, ha conservato una pace inalterabile di spirito, frutto della traboccante presenza di Dio nell’anima che trasformava la sua vita in un anticipo di Paradiso. Solo il peccato distrugge questa corrente di amore, di pace e di gioia tra Dio e l’anima. Lontano dal Signore, l’uomo diventa inquieto, insoddisfatto e perde la pace, anche se esternamente si sforza di vivere una vita tranquilla e serena.
Sono passati duemila anni da quando Gesù ha donato al mondo la sua pace; eppure gli uomini continuano a non trovarla. Non trascorre un giorno senza guerre e violenze causate dall’odio dell’uomo contro il proprio fratello. Il cristiano ha la missione di essere un messaggero di pace nel mondo, ossia di insegnare e testimoniare al mondo che Dio è la sorgente della vera pace e che l’uomo e il mondo non la troveranno fino a quando non ritorneranno a Dio. Chiediamo alla Vergine Santissima, Regina della pace, di preparare i cuori a ricevere il dono inestimabile della pace che il Risorto e il suo Spirito divino vogliono portare al mondo per trasformarlo in una dimora perenne di Dio.