XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La salvezza eterna dell’uomo è un tema di vitale importanza, per cui spesso ricorre nella Liturgia. Nel Vangelo di oggi è simboleggiata da un banchetto che Dio, nella sua grande magnanimità, tiene preparato nel suo Regno. Tutti, senza eccezione, siamo invitati a prendervi parte. Ma, in pratica, solo chi si sforza di seguire fedelmente Gesù nella via del rinnegamento potrà entrare nel Regno e sedersi alla mensa del Re.
Il brano della prima lettura mette in risalto l’aspetto universale della salvezza. Per bocca del profeta Isaia, il Signore svela che, per un suo grande disegno d’amore, Egli vuole la salvezza di tutti i popoli. La chiamata al Regno di Dio non è più limitata a Israele, ma è estesa ai popoli di tutta la terra: “Io verrò – dice il Signore - a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria” (Is 66,18). E’ una profezia di carattere chiaramente messianico. Soltanto con la predicazione del Figlio di Dio fatto uomo, infatti, inizierà il compimento del mistero della chiamata di tutti i popoli all’unica salvezza. Dopo la sua Risurrezione, il Salvatore invierà i suoi discepoli come testimoni e missionari per far conoscere il nome di Dio e la sua gloria presso altri popoli. E questi, a loro volta, si faranno annunciatori delle meraviglie del Signore fino agli estremi confini della terra.
Il Vangelo di questa domenica affronta più dettagliatamente il tema della salvezza. L’occasione per noi di avere un prezioso insegnamento viene offerto a Gesù da un tale che gli chiede: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (Lc 13,23), Gesù non risponde alla domanda, ma sposta l’attenzione su un punto più importante: ci indica quello che dobbiamo fare per salvarci. Il Regno di Dio è aperto a tutti i popoli e a tutti gli uomini. Ma se tutti gli uomini sono chiamati a farne parte, non tutti, però, riescono a passare per l’unica porta di accesso, che è stretta e angusta. Afferma infatti Gesù nel Vangelo: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non vi riusciranno” (Lc 13,24). Per alcuni la porta si chiude e, a coloro che stando fuori busseranno per farsi aprire, il Signore risponderà: “Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! (ivi, 27). Parole terribili che Gesù rivolge ai Giudei i quali, benché chiamati per primi alla salvezza, non avendo creduto in Lui, non faranno parte del Regno. In tal modo il Maestro respinge anche il loro falso concetto di potersi salvare solo perché sono discendenti di Abramo. Con grande meraviglia, invece, la porta si apre per molti altri venuti “da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno” (ivi, 29). E’ una chiara allusione alle nazioni pagane che, accogliendo il messaggio di Cristo, si salveranno.
E’ un grande ammonimento anche per noi. Tutti possiamo salvarci, ma per sedere alla stessa mensa di Dio nel suo Regno, non basta appartenere alla Chiesa, avere una certa cultura sulle verità di Dio, essere stati battezzati o aver compiuto qualche opera buona; bisogna passare attraverso la porta stretta del Regno, ossia bisogna diventare umili, docili, poveri di spirito, soprattutto seguire la via della croce e della totale obbedienza alla Volontà del Padre scelta da Gesù. In breve, per conquistare il regno, è necessario passare per la porta stretta della conversione radicale del cuore, prima che si chiuda la porta. E’ urgente convertirsi subito; domani potrebbe essere già tardi.
Stupisce profondamente il gran numero di cristiani che oggi trascorre la vita senza darsi pensiero dell’eternità, intenti solo agli affari di questo mondo o vivono con la presunzione di essere giusti e, quindi, di salvarsi seguendo un criterio soggettivo di valutazione della religione e della vita cristiana. Solo al termine di essa, si accorgeranno del tempo sciupato inutilmente. A proposito di ciò Padre Pio da Pietrelcina ci ammonisce: “La presente vita non ci è data se non per acquistare l’eterna, e per mancanza di questa riflessione fondiamo i nostri affetti in quello che appartiene a questo mondo, nel quale andiamo passando; e quando bisogna lasciarlo ci spaventiamo e turbiamo” (Epistolario III, p. 7225-726). Alla luce dell’insegnamento del nostro Santo, esaminiamoci seriamente. E’ vero che il Regno di Dio è un dono che il Signore ci offre, ma è anche vero che è una conquista e che dobbiamo meritarcelo. Viviamo, perciò, con il desiderio costante della vita beata, lottando con impegno il peccato, le passioni, soprattutto l’orgoglio; impariamo ad essere umili, docili alla Volontà di Dio, fedeli a Gesù, prima che sia troppo tardi. Guai a noi se ci lasciamo sorprendere impreparati! Quale grande sciagura trovarci per sempre fuori della porta del Regno e udire quelle parole terribili dell’eterno Giudice: “Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me (…)” (Lc 13,27). L’Immacolata ci aiuti a raggiungere la salvezza eterna!