II  DOMENICA  DEL  TEMPO  ORDINARIO

             Il tema di riflessione suggerito dalla Liturgia di questa domenica è uno tra i più suggestivi e ricorrenti della Bibbia: l’amore fedele e forte di Dio verso il suo popolo, che le letture di oggi presentano sotto il simbolo dell’amore sponsale. Nella prima lettura il profeta Isaia, con immagine  significativa, paragona l’amore di Dio verso l’uomo a quello dello sposo per la sposa: “Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62,5). Le parole simboliche del profeta Isaia diventano realtà ineffabile nel Nuovo Testamento. L’incarnazione del Figlio di Dio è l’ora delle nozze di Dio con l’umanità; Dio veramente sposa la natura umana unendola a sé nella sua Persona di Figlio di Dio fatto uomo, per cui la nostra natura non è più terra “Abbandonata” “Devastata”, ma “terra “Sposata” (cfr 4) dal Creatore.

In questo contesto s’inquadra l’episodio delle nozze di Cana, riportato dal Vangelo del giorno, in cui emerge il ruolo determinante di Gesù e della Madre sua. Alcuni vedono nella presenza di Gesù a Cana la celebrazione pubblica delle sue nozze con l’umanità e, allo stesso tempo, la santificazione dell’amore coniugale. C’è però un significato ancora più profondo nel miracolo avvenuto a Cana. Le nozze che si stanno celebrando sono figura dell’antica Alleanza. La Madre, nel dire al Figlio: “Non hanno più vino” (Gv 2,3), vuol fargli notare che il patto antico di amore tra Dio e l’uomo non ha più valore, perciò lo supplica di sostituire l’acqua dell’Antica Alleanza col vino della nuova Alleanza. In un certo senso, Ella esorta Gesù ad anticipare simbolicamente con un miracolo l’inizio della nuova ed eterna Alleanza che si compirà sulla croce con il versamento del suo Sangue prezioso. Gesù, pur facendo presente alla Madre che non era ancora giunta la sua “ora”, quella, cioè, della sua morte e risurrezione, accetta l’accorata materna richiesta e compie il miracolo strepitoso dell’acqua che si trasforma in vino. Secondo san Giovanni, il prodigio costituisce l’inizio di quei “segni” compiuti da Gesù che introducono alla conoscenza del mistero della sua divinità, operati in prospettiva dell’ultimo grande segno, quello della sua morte in croce, dove si manifesterà pienamente la sua gloria di Figlio di Dio e di Salvatore del mondo. A Cana i discepoli videro per la prima volta la “gloria” di Gesù, ossia compresero la sua divinità e credettero in Lui.    

L’intervento determinante di Maria nel miracolo mette in luce la straordinaria potenza della sua intercessione presso suo Figlio. Ella è la Mediatrice universale di tutte le grazie che da Dio si riversano su di noi. Attenta a tutte le nostre necessità, la Madre di Gesù “si pone tra suo Figlio e gli uomini, -  come dichiara Giovanni Paolo II -  … cioè fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può – anzi ha il diritto – di far presente al Figlio i bisogni degli uomini” (RM, 21). Il Figlio non nega nulla alla Madre. Se ci rivolgiamo a Lei, Gesù ci concederà sempre più di quanto chiediamo, come a Cana, dove potevano bastare un vino normale e una quantità minore e invece, per l’intervento di Maria, cambiò in vino eccellente circa 500 litri d’acqua!

Gli uomini del nostro tempo, pur avendo tutto a disposizione (denaro, tecniche sofisticate, piaceri, comodità e libertà di ogni tipo), “non hanno più vino” (ivi, 3). Al mondo d’oggi che ha tutto, manca l’essenziale: Dio e la dimensione spirituale della vita. Nella corsa affannosa verso il progresso, l’uomo ha finito per mettere da parte parecchie cose importanti: la salvezza dell’anima, la preghiera, il gusto per le realtà divine. Voglia la potente e materna mediazione di Maria  soccorrerci e procurarci “il vino” spirituale di cui abbiamo tutti urgentemente bisogno!

Padre Pio aveva una fiducia sconfinata nella Vergine Maria. A chi gli chiedeva un mezzo sicuro per risolvere i tanti e difficili problemi della nostra società, immancabilmente indicava in Lei la soluzione; “pregate la Madonna”, “amate la Madonna”, “recitate il Rosario”, erano le sue risposte. Molto spesso si raccomandava alle preghiere degli altri per ottenere grazie dalla Madonna, soprattutto dalla Vergine di Pompei che amava teneramente. Così scrive in una delle tante richieste: “Ve ne serberei perpetua riconoscenza se alle preghiere aggiungeste le tre novene alla Vergine Santissima del Rosario di Pompei, … per una grazia che mi aspetto dalla bontà del Signore” (Epistolario III, p. 94). Seguiamo l’esempio mirabile di Padre Pio e, insieme a lui, supplichiamo la nostra potente Mediatrice perché faccia ritrovare al mondo smarrito la strada del ritorno a Dio.

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