SOLENNITA’ DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE
Tutti ricordiamo quel mirabile discorso tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao su un tema assolutamente nuovo e misterioso: l’Eucaristia. Quasi tutti quelli che lo avevano ascoltato ne rimasero sbalorditi e, non avendo compreso il significato profondo delle sue parole, abbandonarono il Maestro. Solo gli Apostoli restarono con Lui. In quel famoso discorso, Gesù aveva solennemente affermato di essere il “pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,51), e aveva promesso che “chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (ivi). Nell’eccesso del suo amore senza limiti per noi, Gesù promette di trasformarsi in pane per farsi nostro cibo e per comunicare a noi poveri mortali la sua vita divina e immortale.
Gli antichi Padri della Chiesa chiamavano giustamente l’Eucaristia “farmaco dell’immortalità”, perché, mangiando di questo pane che contiene realmente, nella sua sostanza, il Corpo e il Sangue di Cristo, noi veniamo assimilati alla sua Umanità risorta e gloriosa e partecipiamo in tal modo alla sua vittoria sulla morte e alla sua vita immortale. Le nostre celebrazioni eucaristiche, infatti, non sono un semplice ricordo di eventi ormai passati della vita di Gesù, bensì la rinnovazione di un mistero che, attraverso i segni del pane e del vino, rendono Cristo realmente vivo e presente in mezzo a noi.
Tutte le letture della Messa di oggi fanno riferimento al mistero dell’Eucaristia. La prima racconta l’episodio della “manna”: questo alimento provvisorio che il Signore fa scendere dal cielo per saziare la fame del popolo d’Israele nel deserto è segno di un altro cibo, quello definitivo, che Gesù realizza pienamente con l’istituzione del sacramento dell’Eucaristia nell’Ultima Cena. Questo Pane divino non solo è vivo, perchè contiene il Corpo e Sangue del Signore risorto, ma crea e dona la vita eterna a chi lo riceve con fede: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,56). Mentre quelli che hanno mangiato la manna sono morti, chi mangia, invece, di questo pane viene inserito nel rapporto d’amore che esiste tra il Padre e il Figlio e riceve da essi la vita divina, pegno di immortalità futura.
L’Eucaristia, dunque, è un sacramento veramente mirabile: è il miracolo più grande che si compie e che si rinnova ogni giorno sulla terra. In esso, Gesù, nascondendosi sotto le apparenze del pane e del vino, si trasforma in quel pane celestiale che solo può rinvigorire l’estrema debolezza spirituale dell’uomo, placare la sua fame infinita di Dio e sostenerlo nel lungo cammino del pellegrinaggio terreno. L’Eucaristia è il segno che rivela l’estremo limite di amore di Dio per noi. In essa, soprattutto con la Comunione, il Signore può finalmente realizzare la più intima e ineffabile unione con la nostra anima.
Quale grande gioia deve essere per l’anima cristiana potersi accostare ogni giorno al Banchetto divino e cibarsi della carni immacolate dell’Agnello! Con quanta premura dovremmo desiderare di avvicinarci alla Santa Comunione, prepararci a riceverla degnamente e intrattenerci a lungo con Lui, dopo averlo ricevuto! Seguiamo l’esempio dei Santi! Era tale il desiderio struggente di Padre Pio mentre aspettava il momento di comunicarsi, che a volte non riusciva a contenere le fiamme di amore che gli bruciavano nel cuore. “Ho tale fame e sete prima di riceverlo – scrive con accenti vibranti di amore il Serafino del Gargano – che poco manca che non muoia di affanno (…). Allorché poi sono già in possesso di questo sommo Bene, (…) dimentica quasi di essere nel mondo” (Epistolario I, p. 217).
Rattrista profondamente, invece, il fatto che la maggior parte dei cristiani non si rende conto della grandezza e del valore del mistero eucaristico, per cui non fa meraviglia se oggi assistiamo allo sconcertante fenomeno di masse di popolo che si accostano alla Comunione con desolante superficialità, senza le dovute disposizioni, impreparati, distratti o addirittura col peccato mortale sull’anima. Quale scempio fanno del Corpo e del Sangue di Cristo! La Comunione va ricevuto con grande purezza di cuore, per cui, quando si è in peccato mortale, è necessario purificare prima la propria anima col Sacramento della Confessione.
La Chiesa oggi celebra con gioia e splendore la festa dell’Eucaristia. In questa particolare solennità, rinnoviamo la nostra fede in Gesù presente in mezzo a noi e ringraziamolo per aver fatto della nostra anima il luogo privilegiato della sua dimora. Chiediamo alla Vergine Immacolata la grazia di poter ricevere il Pane degli Angeli sempre con quel candore e quella purezza di cui era pieno il suo Cuore quando il Verbo di Dio s’incarnò nel suo grembo verginale.