SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
Ogni anno, la Liturgia, nella seconda domenica di Quaresima, ci propone alla nostra riflessione la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. Come mai questa scena di fulgore e di luce proprio all’inizio dell’austero cammino della Quaresima? Attraverso questo significativo episodio, la Chiesa vuole incoraggiarci a vivere il tempo penitenziale della Quaresima con gli occhi rivolti alla meta finale del nostro pellegrinaggio terreno: la gloria eterna del Paradiso. La Trasfigurazione fu un evento fondamentale non solo per la vita dei tre fortunati apostoli presenti sul Tabor, ma lo è anche per tutti noi cristiani: ci insegna a scoprire la vera identità di Gesù e ci incoraggia ad affrontare insieme con Lui la via dolorosa del nostro cammino cristiano.
Il tema centrale della Liturgia di questa domenica è la chiamata dei credenti a seguire Cristo nella sua via di obbedienza al Padre Celeste; e coloro che ascoltano la sua parola e lo seguono fedelmente, saranno associati al suo destino di gloria. Il racconto di Abramo che leggiamo nella prima lettura è un mirabile esempio di fedeltà e di obbedienza alla chiamata di Dio. Per la sua grande fede, egli è considerato il padre di tutti i credenti. Dio vuol fare di lui “un grande popolo” (Gn 12,2); per questo gli ordina di abbandonare ogni cosa, a lasciare i suoi beni, il paese, i parenti, tutto. E Abramo obbedisce alla voce del Signore, parte verso l’ignoto; si sposterà di luogo in luogo secondo le indicazioni di Dio, fino al compimento delle promesse.
Ma il punto più rilevante della Liturgia odierna lo troviamo nell’episodio della Trasfigurazione. Il Vangelo specifica che l’evento avvenne sei giorni dopo il primo annuncio fatto da Gesù sulla sua prossima Passione. In quella occasione il Salvatore rivela di essere il Messia, ma “sofferente”, venuto cioè a morire per gli uomini, Di fronte a questa sconcertante rivelazione, gli apostoli restano scoraggiati e sgomenti. Per aiutarli a superare lo scandalo della croce, il Maestro divino portò sul monte Tabor Pietro, Giacomo e Giovanni e lì si trasfigurò davanti a loro: “Il suo volto brillò come il sole – racconta il Vangelo - e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,2). In quel momento il Signore concesse ai tre apostoli di vedere la luce folgorante della sua divinità e di godere per qualche attimo l’eterna gloria di Dio. Mentre Pietro, stupefatto e beato, esprimeva in qualche modo la sua gioia manifestando il desiderio di voler rimanere per sempre sul monte a contemplare Dio, una voce venne dal cielo e disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo!”. E’ il punto culminante della Trasfigurazione. La voce del Padre dalla nube proclama solennemente, come nel Battesimo, la vera identità di Gesù: questi è il suo Figlio diletto, è il Messia promesso, nel quale trova tutta la sua compiacenza; è Lui che gli apostoli e i cristiani devono ascoltare e seguire.
“Ascoltatelo!”. Gesù è l’unico che deve essere ascoltato e obbedito, perché è Lui il Salvatore del mondo e l’unica strada che porta alla salvezza eterna. Il vero discepolo si distingue non dalle verità che conosce, ma dal modo come osserva gli insegnamenti di Cristo e modella la propria vita su quella del Maestro divino. L’itinerario di salvezza proposto da Gesù ai suoi seguaci è un cammino che porta alla felicità eterna, ma solo attraverso la croce. Purtroppo, molti cristiani fanno difficoltà ad accettare questa strada come passaggio obbligato per raggiungere la gloria futura. I Santi, invece, ci indicano il modo vero come seguire e imitare il Salvatore.
In Padre Pio la Chiesa ci presenta uno di questi mirabili modelli. Profondamente convinto che la vera sequela consiste nel seguire il Salvatore sulla via della croce, il nostro Santo si associò pienamente alle sofferenze del Redentore, fino a divenire “vittima” con Lui per la salvezza degli uomini. Il Serafino del Gargano ci insegna che per essere trasformati in Gesù e condividere un giorno la sua gloria, è indispensabile che oggi camminiamo insieme a Lui sulla strada della sofferenza.. Così scrive a una figlia spirituale: “Sì, tenetevi unita sempre in vita con Gesù Cristo sull’oliveto che agonizza e pena, e (…) vi troverete sullo stesso oliveto altresì dopo morta, a partecipare al gaudio della sua ascensione e della sua gloria” (Epistolario II, p. 472). Incoraggiati dai mirabili esempi e dagli insegnamenti del nostro Santo, seguiamo fedelmente Gesù, anche quando il cammino diventa difficile e pieno di pericoli; preghiamolo perché ci aiuti a distaccarci, al più presto, da ogni residuo del “vecchio uomo” che è ancora in noi, per portare a termine con cuore rinnovato il nostro impegno quaresimale e poter raggiungere un giorno, come Abramo, la Terra Promessa della vita eterna.