VEGLIA PASQUALE
Tra tutte le veglie che si celebrano nel corso dell’anno liturgico, quella di questa notte è la più importante, anzi, per antichissima tradizione, è riconosciuta come la “madre di tutte le veglie”, perchè in essa si celebra il mistero più grande della nostra Redenzione: la Risurrezione di Gesù. La Veglia di questa notte costituisce il punto culminante non soltanto del cammino quaresimale e della Settimana Santa, bensì di tutta la storia della nostra Salvezza. Non è perciò soltanto una veglia in preparazione alla Pasqua, ma in essa la Chiesa già celebra l’ineffabile mistero di Cristo risorto.
Un posto rilevante nella Veglia è occupato dalla Liturgia che, con la ricchezza dei suoi riti e dei suoi simboli, ci fa rivivere il significato profondo dell’evento straordinario. La solenne celebrazione ha inizio con il rito della “Liturgia della luce”. Dal nuovo fuoco viene accesa la fiamma del grande Cero pasquale; la sua vivida luce che illumina l’oscurità della notte, è simbolo di Cristo risorto, il quale, con il fulgore della sua luce divina, vince le tenebre del peccato e della morte e illumina i credenti della nuova umanità. Chiude questa prima parte della Liturgia il canto solenne del “Preconio” o annuncio di Pasqua: con esso la Chiesa rivolge ai fedeli un commosso e gioioso invito a esultare in questa notte piena di divino splendore, perché Cristo “spezzando i vincoli della morte, risorge dal sepolcro”.
Alla Liturgia della luce fa seguito la Liturgia della Parola: le numerose letture proposte per la Veglia pasquale sono una sintesi mirabile degli avvenimenti più significativi della storia della nostra Salvezza, dalla creazione del mondo fino all’evento della Risurrezione di Gesù, che rappresenta il punto di arrivo di tutti gli avvenimenti, le profezie e i simboli dell’Antico Testamento. Ma il momento culminante di tutta la celebrazione, è l’annuncio della Risurrezione di Cristo, proclamato dal Vangelo di questa notte. Alle prime luci dell’alba – narra l’evangelista san Matteo – “Maria di Magdala e l’altra Maria” (Mt 28,1) vanno al sepolcro per rendere omaggio al Corpo del Signore. Mentre si avvicinano alla tomba, avvengono fatti straordinari: vi fu un grande terremoto, vedono un Angelo del cielo che ribalta la pietra del sepolcro, e le guardie tremare tramortite dallo spavento. Alle donne impaurite dagli accadimenti, l’Angelo, col volto e la veste splendenti di luce, annuncia loro il grande evento: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto, come aveva detto” (Mt 28,5). Dal racconto si evince un fatto importante: la fede nella Risurrezione di Cristo nasce non da un processo psicologico soggettivo, ma da fattori esterni, oggettivi ed evidenti. Nei giorni seguenti, Gesù risorto apparirà molte volte ai discepoli per dare loro la prova inconfutabile della sua risurrezione. Dunque, Gesù è realmente risorto! L’annuncio dell’Angelo che portò tanta gioia alle donne e agli Apostoli, è anche il motivo della nostra gioia. La vittoria di Cristo sulla morte è la prova più certa che Gesù è Dio, il Re vittorioso che ha distrutto per sempre il regno di satana, del peccato e della morte. Per noi cristiani, la sua divinità è la garanzia di sentirci nella verità: tutto ciò che Gesù ha fatto e insegnato è vero ed eterno; e la certezza di questa verità costituisce la base di tutta la nostra fede.
La storia della Salvezza che culmina nel mistero della Risurrezione di Cristo, diventa storia di ogni uomo mediante il Battesimo che lo inserisce in tale mistero. Anche san Paolo, nel passo della seconda lettura della Messa di questa notte, ricorda ai cristiani che “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti (…), così anche possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Questa è la vera Pasqua che dobbiamo celebrare: passare con Cristo dalla morte alla vita, dal peccato alla vita nuova di figli di Dio. Questa notte, rinnovando le promesse battesimali, vogliamo appunto impegnarci a operare quella radicale trasformazione che porta a crocifiggere ogni giorno l’uomo vecchio, l’uomo del peccato, delle passioni, soprattutto dell’orgoglio, dell’egoismo. E tutto questo non con le parole, ma con la vita. A questo ci richiama anche Padre Pio quando afferma che “siccome Gesù Cristo è risorto immortale alla vita della gloria, così dobbiamo noi pure risorgere immortali alla vita di grazia, con fermo proposito di non voler mai più, per l’avvenire, soggiacere alla morte spirituale dell’anima” (Epistolario IV, p. 1120). Accogliamo l’invito del nostro Santo e impegniamoci a non rimanere sepolti nelle tombe dei nostri peccati, ma a celebrare la Pasqua del Signore da risorti, ossia rinnovati totalmente nella mente e nel cuore.
---------
DOMENICA DI PASQUA
Pasqua è una domenica che ci riempie di stupore e di gioia, perché ci ricorda il mistero più grande della nostra Redenzione e l’evento più straordinario della storia dell’uomo: la Risurrezione di Cristo. Insieme ai discepoli del Signore e alla gente di Gerusalemme, avviciniamoci anche noi oggi a Maria di Magdala e chiediamole di raccontarci che cosa ha visto al sepolcro di Gesù. Ed ella, a ciascuno di noi, ripete con le ispirate parole della Sequenza della Messa odierna: ho visto “la tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto”. Ecco la straordinaria notizia che la Chiesa, come un eco, ripete e proclama da secoli al mondo intero: Cristo è risorto; Egli è vivo e glorioso in mezzo a noi.
Non c’era annuncio più grande di questo che si potesse comunicare all’uomo, per riaccendere in lui la speranza di liberazione dai lacci di ogni schiavitù, soprattutto da quelli della morte e del peccato. Eravamo una umanità infelice, precipitata negli abissi dei peccati, esclusi per sempre dal Regno di Dio, senza alcuna prospettiva di felicità eterna. Invece, all’improvviso, tutto è cambiato. La Risurrezione di Gesù ha sconvolto il corso degli eventi. Con essa, il nuovo Adamo ha vinto la morte e ha aperto agli uomini le frontiere della vita divina e immortale. Quale immenso gaudio inonda il nostro cuore al pensiero di questa divina realtà! Innalziamo, perciò, esultanti il nostro inno di lode al Signore e cantiamo oggi con tutta con tutta la Chiesa: “Questo è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia!” (Salmo resp.). Sì, questo è “il giorno” che ha fatto il Signore: è l’alba di un mondo nuovo, di una nuova creazione, non più dominata dalla paura della morte, ma dal fulgore della vittoria di Cristo, e dal trionfo della Vita.
Il significato profondo di questa novità unica consiste nel fatto che Gesù non è un uomo ritornato in vita, per poi morire di nuovo. Egli è il Figlio di Dio che, risuscitando, ha vinto la morte per sempre. Cristo risorto non muore più. Questo mistero è garanzia non soltanto di futura risurrezione della nostra umanità nella vita eterna, ma anche della presenza di Cristo in mezzo a noi. E’ questo l’aspetto più ineffabile che ci riguarda intimamente. Oggi, dunque, Gesù risorto è presente nella Chiesa, nei Sacramenti e vive nelle nostre anime con la sua grazia divina. Questa è la gioia che la Pasqua ci porta: la certezza che non siamo soli, ma Cristo è in mezzo a noi per salvarci!
La verità della Risurrezione, così fondamentale per noi, poggia sulla testimonianza diretta e oculare degli Apostoli. Il racconto del Vangelo della Messa di oggi ci presenta la prima commovente esperienza degli apostoli Pietro e Giovanni con la realtà della Risurrezione. L’annunzio sconcertante della Maddalena di non aver trovato il Corpo di Gesù nel sepolcro, mette il loro cuore in subbuglio. Corrono eccitati verso il sepolcro. Vi entrano e restano sorpresi di trovare “le bende per terra, e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù, non per terra, ma piegato in un luogo a parte”(Gv 20,2). Subito affiora nella loro mente la convinzione che il Corpo di Gesù non è stato rubato, poiché nessun ladro avrebbe perduto tempo a liberarlo dalle numerose bende che lo avvolgevano, a piegare con cura il sudario e a metterlo da parte. Quello, invece, era un segno evidente che Gesù era risorto. Nelle parole di san Giovanni, con cui termina la narrazione - “vide e credette” (ivi, 8) - vediamo espresso il primo atto di fede della Chiesa nella Risurrezione di Gesù.
Agli Apostoli, testimoni prescelti apparizioni del Risorto, fu affidato il compito di proclamare al mondo intero la Risurrezione di Cristo, come un mistero di salvezza non solo da rievocare, ma da vivere, anche oggi nel cuore dei credenti. E’ quanto ci ricorda san Paolo, nel passo riportato dalla seconda lettura: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù; (…); pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,2). Il cristiano, risuscitato con Cristo, è chiamato a vivere ormai nella luce del mistero della Risurrezione, ossia col cuore e con la mente distaccati dalle cose di questo mondo, sempre rivolti verso le realtà divine e celesti. All’esortazione di san Paolo, fanno eco queste incisive parole di Padre Pio: “La vocazione di cristiano, dico, richiede di non apporre il cuore nelle cose di questo basso mondo; tutta la cura, tutto lo studio del buon cristiano, che vive secondo la sua vocazione, è rivolto nel procacciarsi i beni eterni” (Epistolario II, p. 229). Il Santo del Gargano ci insegna che la vera Pasqua consiste nel vivere secondo la nostra vocazione cristiana, ossia come nuove creature, non più legate alle cose vecchie di questo mondo o alle tombe dei nostri peccati, ma aspirando sempre ai beni eterni del Cielo. E’ questo l’augurio pasquale più importante e significativo che San Pio formula oggi a ognuno di noi.