XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Oggi la Liturgia ci invita a meditare sull’amore compassionevole e provvido di Dio, sempre pronto a chinarsi sulle miserie dell’uomo. Questo tema è messo in evidenza già dalla prima lettura del giorno. Nel passo riportato, il profeta Isaia rivolge un pressante invito agli Ebrei esuli in Babilonia, perché non indugino a ritornare in patria: Dio provvederà alle loro necessità: “O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte” (Is 55,1). L’acqua, il vino, il latte promessi dal Signore agli esuli simboleggiano i beni che il Messia porterà con grande abbondanza a tutti gli uomini. Gesù è Colui che adempie tali promesse messianiche.
La pagina del Vangelo di oggi riporta l’episodio della moltiplicazione dei pani. Con questo mirabile prodigio, Gesù rivela l’identità della sua Persona e tutta la bontà del suo Cuore divino. Il racconto presenta il Salvatore circondato da una immensa folla, che, estasiata dalle sue parole di vita eterna, lo aveva seguito a piedi, avventurandosi per luoghi deserti, senza curarsi né della fame né della stanchezza. Gesù ne resta commosso e premia la loro fede guarendo prima gli ammalati e poi sfamando le turbe. Con il miracolo della moltiplicazione dei pani, il Maestro di Nazaret ci dà un grande ammaestramento: se mettiamo Dio e il suo Regno al primo posto, Egli provvederà a sfamare il nostro corpo e la nostra anima. Malgrado Gesù non sia venuto a risolvere i problemi economici, tuttavia se ci affidiamo a Lui e ci sforziamo di compiere bene i nostri doveri cristiani, Egli non ci farà mancare nulla di quanto è necessario alla nostra vita terrena.
Il racconto evangelico ci offre un altro grande insegnamento: Dio nella sua onnipotenza è capace di provvedere un’enorme quantità di pane, tanto con molti, quanto con pochi pani; anzi, non ha bisogno nemmeno di materia preesistente; tuttavia, Dio vuole, come condizione del suo intervento, che l’uomo metta a disposizione tutto quello che ha. Si serve dell’offerta di cinque pani e due pesci per operare il miracolo della moltiplicazione dei pani. Mentre gli Apostoli vorrebbero congedare la folla per l’ora ormai tarda, Gesù dice loro: “Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14,15). Gli Apostoli offrono al Signore quello che hanno: cinque pani e due pesci; e questi, messi tra le mani divine di Gesù, si moltiplicano prodigiosamente sotto i loro occhi sbalorditi. Il miracolo della moltiplicazione dei pani si ripeterà anche nel nostro mondo evoluto, dove stranamente milioni di persone soffrono ancora la fame e la povertà, se l’uomo saprà mettere a disposizione di Dio e degli altri tutto ciò che ha, beni e mezzi.
La moltiplicazione dei pani richiama alla nostra mente soprattutto l’ineffabile mistero dell’Eucaristia. I particolari della narrazione sono espressi con gli stessi termini della celebrazione eucaristica: “presi i cinque pani e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli” (ivi, 19). L’Eucaristia è il vero banchetto che, preannunziato dai profeti con l’abbondanza del cibo e delle bevande e prefigurato da Gesù con il miracolo della moltiplicazione dei pani, fu da Lui istituito nell’Ultima Cena, e viene oggi celebrato e rinnovato su gli altari di tutto il mondo. L’Eucaristia è il banchetto divino, il Pane vero che sazia la fame dell’uomo e appaga tutti i suoi desideri d’infinito. Se è grande il bisogno nel mondo del pane materiale, molto più grande è il bisogno di quello spirituale. Tutti abbiamo bisogno di cibarci di questo pane divino. Per questo Gesù compie ogni giorno nell’Eucaristia un miracolo ancora più strepitoso di quello della moltiplicazione dei pani. Gesù ha compassione delle nostre miserie e ci invita ad accostarci alla mensa divina per cibarci di Lui.
Quale grande gioia era per Padre Pio nutrirsi delle carni immacolate dell’Agnello! Con quanto amore si preparava a ricevere Gesù nel suo cuore! In uno dei suoi scritti leggiamo questa commovente preghiera: “Padre Santo, dateci oggi il nostro pane quotidiano; dateci Gesù sempre durante questo breve soggiorno in questa terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto” (Epistolario II, p. 344). In queste parole si sente vibrare tutto l’amore struggente del Santo cappuccino verso la Santa Eucaristia. E’ di questo Pane divino che abbiamo estremo bisogno. Voglia il Serafino del Gargano ottenerci la grazia di saper accogliere sempre con grande fede Gesù nel nostro cuore, perché è solo questo Pane che ci comunica la vita divina e la forza per vincere le nostre debolezze.