XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Nel Vangelo della Messa di oggi il Signore, continuando il suo insegnamento alle folle, ci propone la parabola del grano e della zizzania: “Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo” (Mt 13,24). Gesù, spiegando agli Apostoli il significato della parabola, dice che il seminatore è Lui stesso, mentre il campo è il mondo, o meglio, il cuore di ogni uomo nel cui intimo il Signore depone i semi della verità e tanta luce bastevole per far compiere quelle scelte da cui dipendono la salvezza eterna.
“Mentre tutti dormivano, - continua il racconto della parabola - venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò” (Mt 13,25). Il Salvatore non poteva scegliere una similitudine più appropriata per esprimere il modo con cui il demonio, nemico del bene e delle anime, cerca di rendere vana la semina fatta dal Signore. Gli errori, le eresie e le false dottrine si diffondono quando i cristiani e i Pastori delle anime “dormono”, ossia mancano di zelo, non sono vigilanti, non pregano o vivono secondo le idee del mondo. Ed ecco allora che il diavolo ne approfitta per entrare nel cuore dell’uomo e, dove prima Dio aveva deposto il seme buono, semina zizzania. La parabola è adatta anche per i nostri tempi: molti cristiani si sono “addormentati”, permettendo al “nemico” di Dio e delle anime di diffondere dottrine false e demolitrici sulla fede, sulla morale, sul matrimonio. E’ necessario vigilare su ciò che si legge, si vede e si ascolta per non lasciarsi ingannare dalle idee del mondo e dei falsi profeti; è necessario vigilare soprattutto sul proprio cuore perchè non si allontani dal Signore, ma resti ben saldo unito a Lui, attraverso una intensa vita di fede e di preghiera.
Di fronte all’opera devastatrice di Satana e dei suoi seguaci, molti, e forse anche noi, invocano la giustizia di Dio perché intervenga a punire i cattivi e faccia piovere fuoco dal cielo su di loro per distruggerli. Ma il Padrone del campo si oppone a questo zelo inopportuno. E ai suoi servi che vorrebbero sradicare immediatamente la zizzania, Egli risponde: “No, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano” (ivi, 29). La risposta del Signore costituisce l’insegnamento fondamentale della parabola e della Liturgia di questa domenica. Contrariamente al nostro modo di agire intempestivo, l’atteggiamento del Signore risulta completamente opposto: Egli è pieno di misericordia e di infinita pazienza verso l’uomo. Dio concede a tutti, buoni e cattivi, il tempo della vita terrena per pentirsi, salvarsi e santificarsi. Egli permette che i buoni vivano accanto ai cattivi, sia per provare i primi e rafforzarli nella fede, sia per dare tempo ai secondi di convertirsi. Ma, d’altra parte, se Dio volesse esercitare quella giustizia che noi invochiamo sugli altri, siamo proprio certi che, per i tanti peccati commessi, non meritiamo anche noi severi castighi come o più degli altri?
Vi sono anime sulla terra che la pensano come il Signore; più che chiedere a Dio di far piovere la sua giustizia sui perversi, imitano il comportamento di Gesù: si fanno vittime d’amore come Lui per il genere umano. Padre Pio è uno di questi. L’offerta di se stesso al Padre Celeste come vittima di espiazione per i peccati dell’umanità è stato il motivo essenziale della sua vita. Questa missione speciale a cui è stato chiamato da Dio fin da bambino, il nostro Santo l’ha portata a termine condividendo fino in fondo le esigenze dell’amore di Cristo crocifisso. “O Gesù, - esclama san Pio - potessi amarti, potessi patire quanto vorrei e farti contento e riparare in un certo modo alle ingratitudini degli uomini verso di te” (Epistolario I, p. 128). In queste significative parole si sente tutto l’ardente desiderio del Serafino del Gargano di amare e soffrire con Gesù e per Gesù, il diletto della sua anima, ed esprimono la sete insaziabile che lo divorava di consumarsi per riparare le “ingratitudini degli uomini” verso il Signore.
Verrà anche il tempo per la giustizia divina di manifestarsi, e sarà al momento della mietitura di cui parla il Vangelo, ossia alla fine dei tempi, quando Gesù si presenterà come Giudice e separerà il buon grano dalla zizzania. Ed è allora che, secondo le parole del Maestro, si avvererà il dramma finale della parabola: la zizzania verrà bruciata nel fuoco eterno e i “giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro” (ivi, 43). In attesa di essere giudicati dal Signore, diamoci da fare per espandere il Regno di Dio sulla terra, vincendo il male con il bene, con l’esempio della nostra vita e una retta condotta cristiana. La Vergine Maria ci aiuti a essere docili strumenti nella grande opera di evangelizzazione del mondo.