XIII  DOMENICA  DEL  TEMPO  ORDINARIO

 

    Anche in questa domenica, il tema centrale delle letture bibliche verte sulla sequela di Cristo. Nella pagina del Vangelo odierno, il Maestro di Nazaret conclude il suo discorso “missionario” ponendo delle condizioni precise per la sua sequela: coloro che vogliono essere suoi discepoli devono essere disposti a compiere scelte radicali che toccano finanche gli affetti più cari e più intimi. Gesù esige anzitutto l’amore supremo e assoluto per la sua divina Persona: “Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10,37). Oggi fa impressione questo linguaggio così radicale. Tuttavia le parole divine del Salvatore vogliono soprattutto farci comprendere quanto seria e profonda deve essere la nostra adesione a Lui: Dio deve occupare sempre il primo posto nella nostra vita e solamente Lui dobbiamo amare in modo assoluto e incondizionato. Anche i vincoli familiari e terreni più sacri non devono essere anteposti all’amore di Dio, né devono costituirne un ostacolo.

Oltre all’assoluta priorità sugli affetti familiari, Gesù esige dai suoi discepoli anche la massima prova dell’amore: l’offerta della propria vita, come segno di fedeltà. Ecco quanto il Maestro divino afferma oggi nel Vangelo: “Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (ivi, 39). Queste incisive parole del Salvatore ci insegnano che se vogliamo conservare la nostra vita per noi stessi, la perderemo eternamente; se, invece, la sacrifichiamo per il Signore, la ritroveremo in Lui, che è la sorgente della Vita vera, divina ed eterna! Per essere veri discepoli di Cristo, però, non è necessario terminare la propria vita col martirio; se pochi, infatti, sono i cristiani chiamati a dare questa grande prova d’amore al Signore; tutti, invece, devono operare in se stessi quel tipo di morte interiore, che è la morte dell’uomo “vecchio”, del proprio “io”, ossia delle tendenze disordinate che conducono al peccato e dell’egoismo che sistematicamente spinge l’uomo a cercare se stesso in ogni cosa.

In questo cammino di rinuncia, Gesù è il modello divino da seguire. Il Maestro non chiede nulla di diverso ai suoi discepoli da quello che Egli stesso non abbia vissuto e sperimentato. Egli, durante la sua vita terrena, si è caricato della croce di tutte le nostre iniquità e, morendo su di essa, ha dato la prova suprema di amore al Padre e all’uomo. Ai suoi discepoli Gesù chiede di seguirlo per la stessa via: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (ivi, 38). Il cristiano, perciò, che vuol essere degno del Maestro, deve imitarlo, portando con gioia ogni giorno la croce delle proprie sofferenze e seguirlo fedelmente attraverso la via della rinuncia e della purificazione del cuore. E nella misura in cui si spoglia di se stesso, il cristiano si identifica con Gesù, si trasforma in Lui,  e si riveste dei suoi sentimenti e atteggiamenti.

San Paolo, nella seconda lettura del giorno, ci ricorda che con il battesimo “siamo stati sepolti assieme a lui (…) nella morte” (Rm 6,4). Ora, se il cristiano è stato sepolto per sempre con Cristo nella sua morte, non dovrebbe peccare più, poiché Gesù morendo ha distrutto per sempre la morte. A questo impegno di rinuncia ci richiama anche San Pio da Pietrelcina. Al cristiano non ancora distaccato dalle vanità del mondo e che corre ancora dietro agli onori, alle ricchezze, alle comodità, il nostro Santo rivolge questo severo monito: “O stolto, rientra in te stesso, rammentati che tu pel battesimo hai rinunciato al mondo, sei a lui morto” (Epistolario II, p. 230). Con questo forte richiamo, il Santo del Gargano vuole ricordare a tutti noi il dovere impellente che abbiamo di liberarci dalle attrattive del peccato, perché solo chi vive nella morte di Cristo rinunciando al peccato è chiamato, poi, a condividere l’aspetto più eminente del mistero di Gesù: la piena comunione alla vita nuova del Risorto e la partecipazione alla sua gloria.

Mettersi sui passi del nostro Salvatore e seguirlo fedelmente con l’amore più assoluto e totale è la scelta più giusta e più saggia che si possa fare, perchè conduce alla felicità eterna. Le altre scelte, invece, quelle operate dall’uomo moderno nel tentativo di costruirsi un mondo senza Dio, sono una tragica illusione, per cui falliscono miseramente e portano alla rovina. In realtà, quando Gesù non occupa più il suo posto centrale nella vita dell’uomo, tutto si sgretola, anche i valori sacri della famiglia e gli affetti più cari. Perciò, oggi più che mai, con la nostra vita cristiana, dobbiamo essere in grado di dimostrare al mondo che seguire Cristo sulla via della croce significa trovare la vera gioia e la risposta adeguata ai profondi desideri dell’uomo.

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