DODICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

 

 La sofferenza resta ancor oggi uno dei problemi più inquietanti della storia del mondo, che accompagna ogni uomo in tutto lo svolgersi della sua esistenza. Le letture di questa domenica toccano l’aspetto più sconcertante e misterioso della sofferenza: la persecuzione dei giusti e degli innocenti, specialmente dei profeti, a causa del loro amore al Signore e della fedeltà alla loro missione. Vista alla luce degli insegnamenti del Maestro divino e dei suoi mirabili esempi, la sofferenza si rivela nel suo significato più vero e profondo, diventando, per il credente, oggetto di salvezza e di beatitudine.

La Liturgia odierna ha scelto appositamente, come prima lettura, un passo del profeta Geremia per introdurre alla comprensione della figura e dell’insegnamento di Gesù. Nella tormentata storia del popolo d’Israele, forse nessun profeta ha sofferto come Geremia. Di indole mite e tranquilla, ha dovuto affrontare un popolo ostinato e ribelle, che lo ha osteggiato e perseguitato fino alla fine. Tuttavia, sostenuto da una grande fiducia in Dio, ha avuto la forza di accettare ogni sorta di maltrattamenti, pur di portare a termine la sua difficile missione: salvare il popolo ad ogni costo, esortandolo al ravvedimento. La vicenda personale di Geremia resta di grande incoraggiamento per tanti cristiani che anche oggi sono esposti a dure lotte e persecuzioni.

La pagina del Vangelo di questa domenica fa parte del grande discorso missionario tenuto da Gesù agli Apostoli. Il Maestro ha scelto i Dodici, ha dato loro la sua stessa autorità divina, e ora, prima di inviarli a predicare agli uomini la salvezza e il Regno di Dio, li istruisce, preparandoli ad affrontare prove e persecuzioni, spiegando loro come dovranno comportarsi davanti all’odio e alle ostilità degli uomini. La prima raccomandazione che fa loro è quella di non aver paura degli uomini. L’invito è ripetuto più volte: «Non li temete [gli uomini] […]. Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo […]. Non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri» (Mt 10,26.28.31). Con quest’esortazione Gesù invita i suoi a non aver paura delle reazioni contrarie che l’annunzio del Regno susciterà contro di loro. Il discepolo non può subire una sorte migliore del suo maestro: «Se hanno perseguitato me – afferma Gesù nel Vangelo –, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20).

Nell’ora della prova i cristiani si dovranno ricordare soprattutto che essi sono sotto la continua protezione premurosa di Dio che, come Padre, vigila attentamente su di loro. Gesù assicura che Dio sarà sempre vicino ai suoi. Egli, come si prende cura dei passeri e non lascia cadere neppure un capello dal nostro capo senza che Lui lo voglia, tanto più sarà sollecito verso i suoi, i quali ripongono tutta la loro fiducia in Lui. A questo ci richiama Padre Pio quando dice: «Teniamo sempre presente il detto del divin Maestro, che non può cadere un capello del nostro capo senza la permissione del nostro Padre celeste e che egli veglia paternamente su di noi; e così facendo, l’amarezza della prova verrà addolcita col balsamo della sua bontà e della sua misericordia» (Epistolario IV, p. 101). Quale grande conforto arrecano al nostro cuore le parole del Maestro divino e di san Pio! Esse ci esortano a non temere nulla, anzi a confidare pienamente nell’aiuto divino. Il ricordo di questa grande verità deve infonderci coraggio nei momenti di prova. Dio è sempre al nostro fianco, pronto ad “addolcire” l’amarezza della sofferenza; la sofferenza accettata con amore dalle mani del Padre Celeste, infatti, diventa oggetto di beatitudine e di gaudio. La fiducia in Dio e la certezza della sua presenza aiutano il cristiano ad affrontare le prove con gioia.

Certo, non sempre il cristiano è chiamato a vivere in un clima di persecuzioni che comporti il rischio della propria vita. Ordinariamente deve affrontare difficoltà più o meno gravi che, comunque, esigono sforzo e sacrificio. Anche in questi casi Gesù ci esorta a non temere, ad essere forti nelle difficoltà, sereni davanti ad un futuro incerto, decisi nella lotta contro il peccato, coraggiosi nelle situazioni difficili e nelle incomprensioni. Soprattutto, però, vuole che noi riponiamo tutta la nostra fiducia in Lui. A parte il timore di perdere Dio col peccato, nulla deve toglierci la pace.

Prendiamo l’abitudine di rivolgerci alla Vergine Immacolata, particolar­men­te nei momenti difficili, per essere da Lei aiutati ad affrontare con coraggio anche le circostanze difficili della vita. La sua materna intercessione sorregga e rafforzi la nostra volontà nel testimoniare al mondo di oggi il Vangelo di Cristo.  

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