QUINTA  DOMENICA  DEL  TEMPO  ORDINARIO      

 

            Dopo il discorso sulle Beatitudini, Gesù, parlando ai suoi discepoli, manifesta loro l’urgenza di trasformare il mondo secondo lo spirito del Vangelo. A questa grande missione sono chiamati non solo i primi discepoli di Cristo, ma tutti i cristiani. Nella pagina del Vangelo di questa domenica, il Maestro divino ci spiega l’importanza di questa missione con le due espressive immagini del sale e della luce, tratte dall’esperienza comune di ogni giorno.

Dicendo ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra (…). Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14), Gesù mette in luce la grave responsabilità che noi cristiani abbiamo di testimoniare il Vangelo agli uomini di oggi. Come il sale e la luce sono di grande utilità per la vita dell’uomo, così deve essere anche la presenza del cristiano in mezzo al mondo. L’invito di Gesù a essere sale e luce è quanto mai urgente, perché, mai come oggi, un numero incalcolabile di persone è lontana da Dio e, pur vivendo in una società progredita dal punto di vista tecnologico, ha smarrito il senso vero della vita e dei valori eterni.

“Voi siete il sale della terra” (ivi, 13). Con queste espressive parole, Gesù invita noi cristiani a essere per tanti che vivono un’esistenza vuota e insignificante, ciò che il sale è per gli alimenti. Il sale ha le straordinarie qualità di dare sapore al cibo, di renderlo gustoso e di preservarlo dalla corruzione; allo stesso modo tutti noi cristiani siamo chiamati a trasformare l’umanità. Di fronte all’insipienza del mondo, che corre dietro alle vanità effimere della terra, abbiamo il compito di portare il gusto delle realtà eterne, il sapore nuovo degli insegnamenti di Cristo e del suo Vangelo, e di preservarlo dalla corruzione del peccato, dalla degenerazione dei valori e del senso della vita.

“Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Designando i discepoli quale luce del mondo, Gesù ci ricorda la grandezza della nostra missione; in quanto battezzati e figli di Dio, noi partecipiamo della luce che emana da Cristo, splendore eterno del Padre, luce vera venuta a illuminare il mondo intero, fonte stessa della luce. In tal modo, ogni cristiano, intimamente unito al Signore, diviene a sua volta “luce del mondo” , ossia portatore della luce di Cristo, della sua dottrina e della sua vita. E’ questa l’alta funzione che deve svolgere il discepolo di Cristo in un mondo ottenebrato dal peccato e solo in parte illuminato dalla luce del Vangelo.

Oggi non pochi cristiani abbandonano la fede, vivono in uno stato continuo di peccati, di tiepidezza, di disordini morali. A costoro Gesù vuole ricordare la grave responsabilità che hanno di rimanere fedeli alla loro chiamata e di essere sale e luce per il mondo. Il cristiano non può nascondersi allo sguardo degli uomini, ma dall’alto della dignità in cui Dio lo ha messo, deve splendere come lampada sul candelabro, deve far luce tutto intorno per illuminare e guidare l’umanità: “non può restare nascosta – leggiamo nel Vangelo di oggi - una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio” (ivi, 14-15). Per lo stesso motivo, il cristiano che perde il “sapore” delle realtà divine con una vita di infedeltà ai suoi doveri o di rilassamento nella pietà, rendendo in tal modo vana la sua missione, “a null’altro serve – afferma Gesù - che ad esser gettato via e calpestato dagli uomini” (ivi). Le terribili parole di condanna pronunciate dal Signore sono per tutti noi un ammonimento alla fedeltà. Il cristiano che si allontana da Gesù e si mostra indifferente e tiepido nei suoi impegni cristiani, sarà “gettato via” e “calpestato”, perché completamente inutile al riscatto del mondo.

Quanto diversa, invece, è stata la risposta di Padre Pio alla grande missione affidatagli da Dio di illuminare e guidare gli uomini alla salvezza! Egli ha compreso perfettamente che essere sale e luce del mondo significava soprattutto immolarsi ogni giorno per le anime. E nell’assolvere a questo desiderio struggente del suo cuore, ha consumato tutta la sua esistenza, senza risparmiarsi: “Per l’anima infiammata di divina carità – scrive il nostro Santo - il sovvenir alle necessità del prossimo è una febbre che la va lentamente consumando. Darebbe mille volte la vita se potesse far sì che un’anima  sola desse una lode di più al Signore. Anch’io sento che questa febbre mi va divorando…” (Epistolario I, p.414). Imitiamo il mirabile esempio del Santo cappuccino, perché anche noi sappiamo essere sale che preserva dalla corruzione le persone e la società, e luce che illumina e riscalda l’umanità con la vita e la parola. Chiediamo alla Vergine Santa il dono di un cuore mai spento, ma sempre acceso e palpitante di amore per Gesù e le anime da salvare.

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