II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Terminate le feste natalizie, la Chiesa oggi ci introduce nel ciclo più lungo dell’anno liturgico: il Tempo ordinario, durante il quale ci fa contemplare i divini insegnamenti e gli esempi luminosi della vita pubblica del Salvatore. Per una comprensione più approfondita di questi avvenimenti, la Liturgia non trova di meglio che farceli esaminare alla luce della divinità di Gesù. Ed è questo il tema centrale delle letture bibliche della presente domenica. Preziosa, a questo proposito, è la testimonianza chiara ed esplicita di san Giovanni Battista riportata dal Vangelo della Messa. Il Precursore del Signore è ormai al termine della sua missione; vede venire Gesù verso di lui e lo addita con gioia al popolo, esclamando: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). E’ un momento solenne: illuminato dall’alto, il Battista compie una delle più belle professioni di fede nella divinità del Messia. Egli riconosce in Gesù “il Figlio di Dio” (Gv 1,34), l’ Eletto del Signore, su cui ha visto “lo Spirito Santo scendere come una colomba dal cielo” (ivi, 32), che battezzerà non già con acqua, ma “in Spirito Santo” (ivi, 34).
Quale profonda impressione avranno suscitato nel cuore degli ascoltatori le ispirate parole del Precursore! Gli ebrei conoscevano molto bene il significato dell’agnello pasquale, il cui sangue era stato versato nel momento della loro liberazione dalla schiavitù dell’Egitto; e ogni anno, a ricordo di quella storica notte, un agnello veniva offerto in sacrificio nel Tempio. Tutto questo era figura del vero Agnello, Cristo Gesù: con la sua morte in croce, la Vittima divina offrirà al Padre Celeste quel olocausto d’amore per l’umanità che cancellerà i peccati non solo del popolo israelita, bensì del mondo intero.
La testimonianza di san Giovanni fa esplicito riferimento alla profezia di Isaia, di cui parla la prima lettura del giorno, nella quale il profeta descrive il Messia come il Servo di Dio: “Mio servo sei tu, Israele (…). Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’ estremità della terra” (Is 49,5-6). Colui che Dio chiama “suo Servo” nella profezia di Isaia, è quello stesso che, nella pienezza dei tempi, chiamerà “suo Figlio diletto” e che, come Agnello innocente, verrà sacrificato in espiazione dei peccati
Le parole del Battista esprimono una grande verità teologica: affermano che Gesù è Colui “che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), ossia Colui che è venuto tra noi per cancellare, per distruggere la radice stessa del peccato e renderci in tal modo veramente liberi. Di fronte ai gravi problemi che attanagliano la nostra società, l’uomo dimostra tutta la sua incapacità di poterli risolvere; ma questo non tanto perché superano l’abilità della sua intelligenza, quanto perché nascono dal peccato che è in noi. E’ dal peccato, afferma san Paolo, che è entrato nell’uomo la morte e ogni altro male. Ecco perché solo Cristo può salvare il mondo; solo Lui è capace di togliere dal cuore dell’uomo la radice di ogni male, ossia il peccato. Egli è davvero il nostro Salvatore, anzi l’unico Salvatore. Quale grande gioia e conforto portano al nostro cuore le parole del Battista!
“Ecco l’Agnello di Dio”. Queste mirabili parole di san Giovanni ci ricordano un’altra sublime realtà: il grande mistero dell’Eucaristia, in cui il divin Agnello continua a offrirsi sui nostri altari per i nostri peccati, delitti e tradimenti. Queste parole sono oggi divenute familiari a tutti i cattolici, le ripetiamo ogni giorno con cuore commosso prima della Comunione eucaristica, nel momento in cui il Sacerdote mostra al popolo la Santa Ostia contenente il Corpo di Gesù. Con esse rinnoviamo la nostra professione di fede, riconoscendo esplicitamente in Gesù, l’Agnello di Dio, il Salvatore del mondo e la sorgente della vita.
L’immagine dell’ “Agnello di Dio” evocava, anche in Padre Pio da Pietrelcina, il ricordo della Vittima divina di amore per noi nell’Eucaristia. Dinanzi a Gesù Ostia, il suo cuore, acceso di ardori incontenibili, vibrava di tenerezza e di gioia. Ma il pensiero degli oltraggi commessi contro “l’umanità sacrosanta del suo Figliolo nel sacramento dell’amore” (Epistolario III, p. 62), lo angustiava profondamente, ed esternava lo struggente desiderio di riparazione con quelle continue ore di adorazione trascorse dinanzi all’adorabile Presenza di Gesù nel Sacramento dell’altare. “A noi tocca – scrive il Santo cappuccino a una figlia spirituale – difendere l’onore di questo mansuetissimo Agnello” (ivi). E’ questa la consegna di san Pio a tutti noi: amare, adorare, ringraziare, riparare. Sia questo il programma di vita di ogni cristiano in questo anno eucaristico.